Interazione Uomo-Macchina: Riconnettere lo Spirito alla Tecnica

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In Reincarnazione e Karma, Massimo Scaligero ci suggerisce una prospettiva radicale: la macchina non ha vita, né coscienza, né reale movimento. È mossa, non si muove.

La relazione tra essere umano e macchina, oggi sempre più centrale, può essere fraintesa se si fonda su una visione materialistica e riduzionista dell’uomo. In Reincarnazione e Karma, Massimo Scaligero ci suggerisce una prospettiva radicale: la macchina non ha vita, né coscienza, né reale movimento. È mossa, non si muove. Questo non è solo un dettaglio tecnico, ma un segnale spirituale.

La macchina non è soggetto, ma oggetto: Come una pietra lanciata da una mano, anche il veicolo più avanzato è privo di volontà. L’uomo che si serve di essa può pensare di muoversi nello spazio, ma in verità è trasportato. Questo evidenzia la condizione dell’uomo moderno: si crede agente, ma spesso è solo spettatore del proprio movimento.

La tecnologia come specchio dell’anima disconnessa: Il rischio è che l’essere umano si identifichi con la macchina e, inconsapevole del proprio potere interiore, si riduca a un essere meccanico tra macchine. Scaligero ci avverte: la scienza e la tecnica non devono sostituirsi allo spirito, ma essere da questo trasfigurate. È lo spirito che può dare coscienza al movimento, non l’inverso.

Un nuovo modo di interagire: L’interazione corretta tra uomo e macchina non è nella dipendenza passiva, ma in un uso consapevole, meditativo, della tecnologia. Non si tratta di demonizzare la tecnologia, ma di ricondurla all’intelligenza spirituale che le dà forma. Il vero progresso non è nella potenza meccanica, ma nella padronanza interiore.

Come esercizio pratico, possiamo domandarci: sono io a usare il mio dispositivo, o è il dispositivo che usa me? Ogni volta che, nella nostra quotidianità, siamo presenti nel gesto tecnico, quando usiamo una macchina senza perdere la nostra interiorità, compiamo un piccolo atto di liberazione.

In ultima analisi, la macchina non è un problema. Lo è il pensiero disanimato che la costruisce e la utilizza. L’interazione corretta non è tecnica, è spirituale.

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