Il nostro ego è uno strumento necessario dell’io, una sua creazione, in origine necessaria affinché ci si sprofondasse nella materia per comprenderla e per comprenderci. Diciamo che l’ego è L’IO nella sua versione di fabbrica.
Ha creato dei suoi propri contenitori, delle strutture preconfezionate dove ha catalogato, numerato, organizzato fino a razionalizzare ciò che la vita gli forniva come accadimenti. L’uomo si “è rotto” quando ha scambiato lo strumento con il Mastro e tramite i contenitori in cui vive ci taglia (ed era appunto servito per tagliarci fuori) fuori dal mondo dello Spirito, questi contenitori influenzano ciò che altrimenti sarebbe una fonte incontaminata di esistenza e quando uno di questi contenitori scoppia rimani senza parole tanto che non vuoi neanche parlare di quello che hai realizzato ti accorgi che nel momento in cui provi a descriverlo lo stai già distorcendo, ecco perché gli antichi Maestri Zen erano così silenziosi, lo sperimentavano, ma ecco il punto le parole non potranno mai catturare completamente ciò che proviamo a comunicare perché questi contenitori in cui viviamo non sono solo distorcenti o riflettenti nel Senso della Scienza dello Spirito ma si scontrano costantemente tra loro e si scambiano pensieri ed ogni bolla spergiura di avere pensieri ed ideali propri anche se non saprebbe neanche individuare quando quel pensiero o quell’ideale sono sorti in essa perché in verità si è ritrovata con il pacchetto bell’e pronto di un contenitore vicino. Fino a quando non realizziamo l’Unità di tutte le cose dall’ IO cosciente non c’è vera pace, questi contenitori sono come sogni nel sogno così come me che ora mi trovo in uno dei tuoi contenitori tentando di spiegarti un concetto che non puoi comprendere finché non lo sperimenti direttamente. Puoi intenderlo razionalmente ovvio ma non puoi possederlo. Non percepisci la realtà così com’è, preso come sei in un’allucinazione una specie di psicosi dove vedi e senti cose che in realtà non ci sono, nel contenitore tutto sembra personale ma la verità è che la realtà è profondamente impersonale e no, questo non significa che sia indifferente è molto più scioccante di così perché l’indifferenza implica qualcosa come: ” So che esisti ma non mi interessa” la realtà però non sa nemmeno che esisti perché nel profondo tu pensi di non esistere al di fuori del tuo piccolo contenitore e la realtà non vede i contenitori ma l’ Essere e finché continuerai a sentirti la bolla ti sentirai isolato, intrappolato e persino abbandonato è come subire un trucco magia poco divertente, è magico certo ma non è la meraviglia che ti aspettavi è quel tipo di magia da mentalista che alla fine ti fa sentire come se ti avessero fregato. La differenza è che, quando guardi un film o l’esibizione di un mago anche se te ne fai prendere, rimane sempre una parte di te che sa che è un’illusione e questo è ciò che lo rende divertente ma quando ci vivi dentro e l’illusione è la tua stessa vita tu non ti rendi nemmeno conto che è un trucco, non sai nemmeno chi sta vivendo questa vita o cosa stai realmente vivendo ecco perché si fa sempre più pressante diventare più consapevoli del proprio pensare. Le tue percezioni ed il tuo inerire ad esse come esistenti per sé stesse mettono la quinta alla tua anima senziente e ti ritrovi in balia alle brame, alla necessità e rischi di portare persino il tuo lavoro spirituale nelle grinfie della necessità. Non conoscerai il fare soltanto per fare ma il fare perché hai bisogno di essere altro di quello che sei, ricadendo nel gioco della personalità. Man mano che la tua consapevolezza cresce, tutto cambia, l’esperienza di te stesso, della vita, degli altri e di Dio, questi sono i quattro grandi angoli ai quali vieni tirato e sei in un conflitto costante con tutti e quattro. Perché questo avviene? La risposta risiede nel Logos interno. “Io Sono la vite e voi i tralci”. C’è un solo essere con miliardi di contenitori e questi contenitori sono tutti diversi, diverse credenze, diverse prospettive ed è lì che tutto nasce, il conflitto le guerre, la divisione è tutto perché ci aggrappiamo ai nostri contenitori individuali. Nel profondo tutti noi sappiamo che esiste una sola verità ma quella Verità non si trova nelle credenze di un contenitore, se pensi che la verità sia nel tuo contenitore passerai la tua vita a cercare di fare in modo che il mondo intero vi si rifletta facendo della Verità una particolarità tua propria totalmente lontana dalla realtà, qui è dove iniziano i guai. Viviamo nel mondo degli effetti, solo effetti, le cause sono da ricercare nel mondo dello Spirito. È sconcertante quanto è difficile per le persone vedere che la credenza è solo una credenza, questo perché non siamo più davvero curiosi di scoprire ciò che è vero al di là di tutte le storie che raccontiamo a noi stessi. Spesso anzi si attaccano quelli che hanno osato avere quella curiosità, quella fame di verità, soprattutto se le loro fondamenta (già instabili) vengono scosse. L’uomo cerca così disperatamente di essere qualcosa, di credere in qualcosa che agisca in modi che si adattino a quelle convinzioni ma il punto è che le credenze non contano, non sono importanti e la realtà non le rispetterà mai. Se vuoi davvero vivere devi abbandonare le tue convinzioni prima che diventi troppo difficile prenderne le distanze.