FUNZIONE DELLA SOFFERENZA O DEL DOLORE

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La permanenza ossessiva di una sofferenza è in sostanza un potere dell'Io, deviato: l'asceta può assumerlo, senza mutare mediazione: riferendo all'Io il contenuto, sino alla sua espressione

Funzione della sofferenza è ogni volta sottrarre l’anima alla brama. Perché la brama ritorni corrente dell’Io, di cui l’Io necessita per operare nelle profondità dell’anima, sino all’eterico e al fisico, si presenta il dolore. Questo assume forma da un qualsiasi evento che sembra provocarlo. In sostanza il dolore, richiesto dalle profondità spirituali dell’anima, si serve di quell’evento. Occorre non lasciarsi ingannare dal pensiero che, se non vi fosse quel determinato evento, il dolore non si presenterebbe.

 

Il dolore è ciò che dal profondo si chiede, quando non si è capaci di un movimento di profondità secondo coscienza, o quando l’ascesi si è attenuata ed è divenuta forma, routine, abitudine priva di vita interiore.

 

Quando la sofferenza cessa, l’anima normalmente non ha altra relazione con il mondo, se non la brama. Questa prepara l’ulteriore dolore: a meno che non si segua l’ascesi capace di trasformare il potere della brama in potere dell’Io. Per l’asceta, la sofferenza comunque continua, allato all’apporto della conoscenza secondo un rapporto mutato con la sua funzione. Colui che esaurisce il debito individuale, merita accettare quello altrui.

 

La permanenza ossessiva di una sofferenza è in sostanza un potere dell’Io, deviato: l’asceta può assumerlo, senza mutare mediazione: riferendo all’Io il contenuto, sino alla sua espressione

 

Quando la brama, che normalmente domina l’uomo sino al fisico, viene rimossa soltanto nell’astrale e perciò permane come impulso nell’eterico-fisico; sono poste le messe per la malattia: per quella neuropsichica, con la serie delle sue gradazioni, e, ove l’impulso in tale forma non si esaurisca, per la malattia vera e propria.

 

La malattia è in tal senso la forma della rimozione della brama nella profondità organica, di cui l’Io non è capace mediante ascesi o catarsi. È una richiesta radicale dell’astrale, a cui la corrente

dell’Io operante come vita della coscienza risponde solo parzialmente, onde l’Io è portato a operare direttamente il suo rapporto originario con l’eterico-fisico, entro l’ambito del karma. I limiti di questo ambito possono essere rimossi dall’Io nel caso in cui, sotto l’impulso dalla malattia, le sue forze siano capaci di una specifica azione metafisica. Questa specifica azione può essere operata coscientemente: grazie all’ascesi, essa può stabilire una comunione con le Entità delle Gerarchie che reggono la vicenda dell’organismo eterico-fisico mediante il karma.

 

L’azione dell’Io sul fisico è comunque mediata dalle Gerarchie. In realtà, l’uomo non ha altro potere diretto che quello del pensiero: questo potere di pensiero è ciò che può venir accolto dalle Gerarchie e trasformato in destino umano.

 

La sofferenza è una continua cooperazione inconscia del pensiero con l’azione delle Gerarchie. La guarigione della sofferenza è l’elevazione cosciente del pensiero al livello in cui autonomamente coopera con le Gerarchie. Allorché mediante le discipline, il pensiero attua il suo puro moto imaginativo, realizza le possibilità proprie a tale livello.

 Massimo Scaligero – Manuale pratico della meditazione

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